di Redazione

Come riporta l’Osservatorio Malattie Rare, la presenza degli animali da compagnia nelle strutture di cura sta assumendo un’importanza crescente, riconosciuta per i suoi effetti positivi sul benessere psicofisico dei pazienti.

La tendenza a permettere l’accesso agli amici a quattro zampe non deriva solo da un’istanza affettiva, ma anche dall’evidenza che la vicinanza dell’animale domestico attenua il senso di solitudine e migliora l’umore, specialmente per persone con lunghe degenze, anziani o bambini. Il legame affettivo stimola il recupero emotivo e rinforza la motivazione alla terapia, contribuendo a un concetto di salute più ampio che include il benessere mentale e sociale.

Tuttavia, un quadro legislativo organico a livello nazionale è assente. L’accesso è dunque regolato da una normativa regionale frammentata che genera forte disomogeneità sul territorio italiano.

Regioni come la Lombardia (Regolamento n. 2/2017), la Toscana (Linee Guida Delibera n. 319/2025) e il Lazio (Decreto n. U00486/2018) hanno assunto un ruolo pionieristico, definendo protocolli specifici. Questi regolamenti stabiliscono requisiti igienico-sanitari (ad esempio, iscrizione all’anagrafe e certificato veterinario), l’obbligo di polizza assicurativa e l’identificazione di aree escluse (come terapie intensive).

Nonostante la varietà di approcci, emerge una volontà condivisa di bilanciare la dimensione relazionale con le necessarie garanzie di sicurezza e igiene pubblica.

La sfida futura consiste nel superare l’eterogeneità normativa attraverso un intervento legislativo nazionale che possa armonizzare le diverse disposizioni regionali, consolidando l’integrazione del legame affettivo tra paziente e animale nel percorso di cura.