Xenotrapianti, la sfida globale tra USA e Cina: a rimetterci sono sempre gli animali

Mentre la classe politica distrae l’informazione animalista con notizie di stampo cronaca nera, microchip ai gatti, benessere e regolamentazione del commercio degli animali, la ricerca con sperimentazione animale continua ad andare avanti, anzi si potrebbe pure confermare che stia peggiorando in maniera esponenziale.

Da una parte si creano sacche d’illusione con il divieto allevamento animali da pelliccia o il tema del progressivo abbandono degli animali nella ricerca all’insegna dei principi etici contenuti nelle “Tre R” nella ricerca sugli animali: Replacement (Sostituzione), Reduction (Riduzione) e Refinement (Affinamento). Ovvero, principi con i quali nel settore della sperimentazione animale si mira a minimizzare sofferenza sugli animali, spingendo verso metodi alternativi e un uso più etico e scientificamente valido.

A dire il vero, da diversi anni, con l’ingegneria genetica lo studio sugli animali è andato avanti, così come nel settore della clonazione. Sfruttando la tecnologia di editing genetico CRISPR si modificano i suini in modo da renderli donatori compatibili con l’uomo.

In questo ambito, sta sempre più prendendo piede la ricerca bell’ambito degli Xenotrapianti: ovvero trapianti di organi, tessuti o cellule da una specie animale (solitamente maiali geneticamente modificati) a un essere umano. Ciò significa che prima si sperimenta sull’animale, inserendo geni umani per ridurre il rischio di rigetto sull’uomo. 

Questo ha comportato un serio dibattito etico e morale sugli sviluppi e le conseguenze delle modifiche genetiche animali con geni umani. 

Fabbriche di animali per produrre organi umani

Da diversi anni, in Cina dove i livelli etici della ricerca sono più bassi rispetto ad altri paesi occidentali, si sono sviluppate delle vere e proprie fabbriche di organi umani, coltivati soprattutto nei maiali.

E così è possibile trapiantare nell’uomo un cuore fatto crescere in un maiale così come recentemente si parla di altri organi come fegato, reni, polmoni o addirittura arti veri e propri. 

La carenza di organi ha portato ad una vera e propria caccia alla sperimentazione sugli animali. Negli Stati Uniti la richiesta sempre più crescente, con oltre 100.000 persone in attesa, ha accelerato la ricerca biomedica nel settore degli xenotrapianti. I laboratori americani si sono concentrati sulla fattibilità clinica a lungo termine. Tra i diversi sperimenti, il trapianto di rene di maiale geneticamente modificato (con circa 10 modifiche) su pazienti vivi, come quelli eseguiti al Massachusetts General Hospital nel 2024 e 2025.

La ricerca sulle chimere uomo-animale è più che mai una realtà. L’obiettivo è di superare gli ostacoli che portano al rigetto delle cellule umane nei maiali e vice versa. I ricercatori americani (spesso in collaborazione internazionale) mirano a ottimizzare l’integrazione delle cellule staminali umane per coltivare reni o cuori specifici per il ricevente. Un team dell’UT Southwestern, in Texas, ha recentemente individuato una proteina chiamata MAVS che favorisce il rifiuto.

La Cina ha invece dimostrato una maggiore competitività nella sperimentazione clinica, registrando diversi primati mondiali pubblicati su riviste scientifiche prestigiose (es. Nature Medicine e Journal of Hepatology). La Cina ha infatti superato le sfide con organi più complessi del rene: sono stati eseguiti il primo xenotrapianto di polmone di maiale (con sei modifiche genetiche) in un paziente in morte cerebrale, mantenendo la funzionalità dell’organo per nove giorni (agosto 2025). Analogamente, sono stati effettuati tentativi di trapianti di fegato ausiliario di maiale in pazienti vivi, con un caso di sopravvivenza di 171 giorni.

Secondo quanto emerge, la Cina è all’avanguardia anche nella creazione di embrioni uomo-animale, con successi nella crescita di cuori nei maiali o addirittura nella creazione di vere e proprie chimere uomo-scimmia (uno studio che ha sollevato forti critiche etiche).

Da un punto di vista etico e morale, la scienza s’interroga sui confini dell’intervento genetico e il benessere degli animali utilizzati come “bio-contenitori”. In alcune sperimentazioni sono state inserite cellule umane nel cervello dei topi, portando a potenziare l’intelligenza dei roditori. A questo punto, potremmo iniziare a parlare di consapevolezza e coscienza. Un dibattito che al momento viene ignorato nel nome della scienza.

Questo non ferma la ricerca. USA e Cina sono ora incentrate a risolvere il problema del rigetto a lungo termine puntando anche ad ottenere il consenso etico per una produzione su larga scala.

Se da una parte la così declamata transizione verde che punta alla chiusura degli allevamenti di bovini perché inquinano producendo metano, dall’altra invece, silenziosamente si stanno creando delle fabbriche della morte di animali a tutti gli effetti.

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